Storia di un’escursionista negata di Chiara Giuntoli

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Agosto 2019: poche settimane dopo la mia laurea, in un mondo che ancora non conosce mascherine e distanziamento, io e il mio ragazzo decidiamo di fare qualcosa di nuovo avventurandoci nel parco fluviale dell’Alta Valdelsa, uno splendido percorso di pochi chilometri lungo il fiume che per vari motivi è completamente turchese. Bello, vero? Peccato che io non sia una grande amante della natura selvaggia: una volta sono stata punta da nove vespe dopo che un furbacchione della mia compagnia gli aveva stuzzicato il nido (come mai abbiano preso di mira me e non lui non è ancora dato a sapersi) perciò se prima gli insetti mi facevano solo schifo, da quel giorno ne sono del tutto terrorizzata. Zaino con il kit di primo soccorso in spalla, coperta di Autan dalla testa ai piedi, vestita come Dora l’esploratrice (con tanto di calzini di spugna alti fino a mezzo polpaccio perché mia mamma, anche lei grande fan delle escursioni, si raccomanda: “Occhio ai serpenti”…) mi addentro nel sentiero con la mia dolce metà e devo dire che ciò che vedo e sento è proprio bello: il verde delle piante si confonde con l’azzurro chiarissimo dell’acqua del fiume, e il silenzio è rotto solo dal pacifico rumore della corrente… finché non sento il ronzio di un elicottero proprio vicino all’orecchio. So benissimo che si tratta di qualche bestia volante, perciò con un’agilità che non sapevo di possedere mi accuccio per terra tipo Catwoman mentre tiro un acuto degno di una soprano. Il mio ragazzo nel frattempo ride, buon per lui.

Il secondo round con gli insetti assassini si svolge nel mezzo di una passerella per andare da una riva all’altra del fiume fatta di massi, bellissima da vedere ma pericolosissima da attraversare se incroci un coso enorme con le ali che viene proprio verso di te ronzando più forte di una Harley Davidson, e infatti la mia scarpa slitta sul sasso  bagnato dall’acqua e e rischio lo scivolone. Il mio compagno di avventura continua a ridere come un matto. Dopo altri metri percorsi nello stesso modo (io che tiro gridolini andando a un passo dal finire nel fiume e lui che sghignazza) vediamo avvicinarsi un bombo: io sono già corsa tre metri avanti quando sento un urlo di terrore. Mi giro e vedo il mio ragazzo che con le mani si copre la testa, mentre con i piedi inciampa in una radice e cade per terra: boom! Ora sono io che muoio dalle risate, mentre lui un po’ impreca e un po’ sogghigna perché sa benissimo che la situazione, dato che non si è fatto male, fa parecchio ridere. Abbiamo camminato per quasi due chilometri quando arriviamo in un punto dove il fiume crea una cascata che finisce in una specie di piccola piscina naturale. Ci sediamo sulla riva del fiume e facciamo merenda: è incredibile, ma piano piano mi sto abituando al rumore degli insetti e comincio a rilassarmi davvero. Lo scroscio dell’acqua, il vento che muove le foglie degli alberi e l’odore dell’erba mi avvolgono e mi calmano da tutte le paure per il futuro. Quando hai tanta bellezza intorno come fai a lasciarti sopraffare dalle preoccupazioni? Ogni tanto se sento un suono sospetto mi irrigidisco, ma cerco di stare calma e il mio ragazzo mi distrae chiacchierando a bassa voce per non disturbare le altre persone.

Torniamo a casa stanchi ma soddisfatti. Ho superato la paura degli insetti? Assolutamente no. Ho passato una giornata bellissima e divertente? Assolutamente si!