Come diceva il mio saggio amore, “Ah MarƬ, dobbiamo stare coi giovani, de vecchi ce semo giĆ noi” E cosƬ faccio. Fermo restandoĀ che le mie amiche di una vita sono un dono preziosissimo e non si toccano, ecco le mie quattro amate, giovanissime amiche. In rigoroso ordine alfabetico, Benedetta, Caterina, Fabiana e Luisa. Bimbe di trenta, massimo quarant’anni. Con un minimo comune denominatore: sono tutte state, qualche anno fa, mie studentesse. Non mi ricordo quando, cosƬ come non so fissare il momento in cui ĆØ nata la magia: un’amicizia che annulla qualche decina di anni di differenza, che ci fa ridere sognare e progettare insieme. Sicuramente scaturita dalla mia curiositĆ , voglia di conoscere, condividere, partecipare. E in una stagione che non mi risparmia dolori, dalle gambe al cuore -quest’ultimo duole di piĆ¹ – loro sono quattro piccole luci che trovo sempre accese quando ho bisogno di sentirmi piĆ¹ viva, piĆ¹ entusiasta, con un futuro da immaginare. Due di loro conoscono il mio paradiso sardo, le altre due so che prima o poi verranno; ma tutte e quattro conoscono il mio divano bianco milanese, dove hanno dormito dopo serate dense di chiacchiere, risate e cose bellissime da fare.
Per Benedetta la giornata ha di sicuro almeno 48 ore; si alza all’alba, fa yoga, colazione, corre in ufficio dall’altra parte della cittĆ , lavora, esce di corsa, va a fare (come insegnante) lezione di yoga, di corsa a fare la spesa, corre a casa, trova un paio di ospiti inaspettati per cena, apparecchia, cucina, sceglie il vino, sparecchia e, tardi, va a dormire. Il suo matrimonio, a luglio,Ā ĆØ stata la festa piĆ¹ bella a cui ho partecipato negli ultimi – almeno – dieci anni. U’esplosione di amore gioia allegria eleganza cura dei particolari. Da poco le ho perdonato di avermi trascinata in un ristorante cinese “per veri intenditori”. E dire che io ho uno stomaco forte. Il suo fresco sposino GuidoĀ non so se la perdonerĆ mai: lei loĀ nutre di passati di verdura mentre lui vorrebbe le bistecche. Ma si amano tanto, e questi sono ostacoli inesistenti. Insieme abbiamoĀ fatto indigestione di libri e musica, di moda e di raffinatezza; fra pochi giorni andrĆ² da lei in Toscana a raccogliere le olive e organizzeremo un workshop di yoga in Sardegna a primavera.
Caterina ĆØ la piĆ¹ coraggiosa: ha cambiato la sua vita per realizzare un grande sogno, lo ha fatto con grinta e determinazione e io la ammiro molto per questo. Abbiamo in comune un grande amore, il mare. E la fortuna di passare un po’ di tempo d’estate in un’isola magica, che regala sorrisi anche a chi, a volte, non ha voglia di sorridere.Ā Caterina ĆØ generosa: quando ho avuto urgente e assoluto bisogno di casa al mare mi ha sempre prestato la sua. E’ la mia pusher fidata di mozzarella freschissima e spesso arriva da me con questo oggetto di rara bontĆ , raccomandandomi sempre di NON metterla in frigo, che le fa malissimo! Delle mie splendide quattro, ĆØ l’unica che ora vive a Milano e sapere che la posso vedere senza prendere un treno mi fa stare bene. Qualche mese fa era il suo compleanno e siamo andate in giro a cercare un bar carino che facesse aperitivi a prezzi ragionevoli. Nulla. La ho guardata e le ho detto: dai, facciamolo a casa mia! L’impareggiabile Johnny – panettiere e pasticciere sotto casa mia cheĀ mi regalava pizze e dolci per i profughi siriani quando facevo la volontaria alla stazione di Milano – le ha preparato una cena strepitosa, torta compresa, a un prezzo da amico e io ho avuto in casa per tutta la sera undici scatenati ragazzi salernitani con cui mi sono fatta sane risate. Caterina ha avuto la sua festa, ma io ho avuto la mia, e gliene sono grata. Dimenticavo di dire che anche lei ĆØ salernitana. Viva il sud e le risate giovani! Un’altra cena ad alto tasso di divertimento, alcol e cibi buonissimi ĆØ in programma presto.
Fabiana ĆØ, da sempre, incontenibilmente Babi. Incontenibilmente felice, incontenibilmente disperata, incontenibilmente ironica, dissacratoria, contestatrice. Da quando secoli fa, mi scrisse “Prof, ho come l’impressione che lavorare con lei sarĆ molto interessante”, insieme abbiamo fatto di tutto. Da preparareĀ tante mie lezioni con lei che sceglieva immagini e layout a colpo sicuro, a scappare a vedere mostre belle, concerti, girare per stradine a scoprire angoli sconosciuti, parlare d’amore e scrivere, scrivere insieme. Babi scrive racconti erotici, sempre con una vena di ironica malinconia, e io li ospito volentieri in questo blog. Babi vive, sempre, intensamente. La felicitĆ ĆØ una chimera, e lei la insegue, ma senza crederci troppo.
Luisa ĆØ una cucciola, forse ĆØ quella che ho seguito di piĆ¹. Da Firenze ad Amsterdam, agli Stati Uniti alla Turchia, se n’ĆØ andata in giro per il mondo. Adesso ĆØ tornata in Italia, sono cosƬ felice. Ricordo i nostri Piano City, dalla notte in cui, disperate, alle dueĀ scippammo un taxi a dei sudamericani per tornare a casa, a quando alle 5 di mattina ci trovammo sulle terrazze del Duomo a chiederci perchĆØ lo avevamo fatto, a quando tornavamo a casa a notte fonda a cucinarci scampi in guazzetto… perchĆØ, quando ad Amsterdam convincemmo la ragazza di un motoscafo turistico a fare un giro apposta per noi che ci riportava a casa e finimmo a ridere e bere bollicine con lei, non ĆØ fantastico? Luisa ha coraggio, iniziativa, si butta nelle esperienze. Io la vedo sempre come la mia bimba,ma ne ha fatta di strada! Presto andrĆ² a trovarla o forse verrĆ lei da me.Ā Ah, adoro il suo accento siculo-americano!
Benedetta, Caterina, Fabiana e Luisa: il mio elisir di giovinezza, l’assicurazione di un lungo, luminoso futuro.