Senza fare nomi, e nemmeno cognomi, voglio raccontare quella che davvero considero la più orrenda vacanza della mia non breve vita di viaggiatrice. Reduce da idilliaci giorni con la mia amica del cuore -alla quale mi legano 44 anni di amicizia e di viaggi – fra mostre, chiese, bei film e letture, ribadisco un concetto basilare: andate a letto con chi vi pare, con chi vi piace sul momento, ma prima di scegliervi uno/a compagno di viaggio, pensateci dieci cento mille volte e poi…partite da soli! Io mi sono davvero rovinata una vacanza e quindi anche il ricordo di un Paese magnifico come il Vietnam.
Ci conosciamo da un po’ di anni, cinema, teatri, mostre, presentazizioni di libri, un weekend a Parigi a vedere una mostra bellissima dove Madame S entra grazie al mio tesserino di giornalista, un altro weekend sardo dove lei è ospite mia insieme ad altra gente. Un po’ rigidina, ma anche ironica e spiritosa. A me parte l’idea: Vietnam da sola. Da Vietnam da sola a Vietnam in due è stato un attimo. Lei ha preso i contatti, ha valutato preventivi, escursioni, alberghi, tutto. Io, abituata dai miei due viaggiatori del cuore a fare sempre tutto da sola, grata, lascio fare. Un piccolo tarlo nella testa, sono anni che non faccio esperimenti di viaggi con sconosciuti, ma…lo metto a tacere. Viaggio impegnativo, nord centro e sud, tre guide, macchine, aerei interni. Insomma un viaggio come quelli a cui IO sono abituata da decenni. Partiamo, arriviamo ad Hanoi dopo una notte più o meno insonne. Io 68 anni, lei 20 di meno. Usciamo nella pioggia alla ricerca di un ristorantino. Con una piccola mappa di carta, a me vanno insieme gli occhi. Sfodero il mio più dolce sorriso e dico: “Saresti così carina da guardare tu la strada anche per la tua amica vecchietta?” Apriti cielo!!! Mi salta alla gola: “Ecco, come sempre!!! Devo fare tutto io!!! Nelle vacanze si condivide tutto, chiaro????” Il diavoletto dentro di me gongola…Vabbè, sarà stanca. Al terzo giorno di suo evidente malumore, la affronto “Visto che dobbiamo stare insieme 17 giorni (sigh!), se c’è qualche problema è bene che tu lo dica subito” E lei “Beh, se non ti sembra un problema il fatto che io da 4 giorni non vada in bagno, vedi tu!” A parte che non è che ce l’aveva scritto in fronte, io, sinceramente, non sono venuta fino in Vietnam per sentire parlare della cacca delle persone. Ma tant’è, questo è stato il leit motif della vacanza. Una vacanza di merda, per l’appunto. Ho scoperto che detesta i mercatini – IN ORIENTE!!!! – che non vuole MAI condividere i cibi, morire se una volta mi avesse detto vuoi assaggiare, che è molto competitiva e quando abbiamo fatto trekking in salita nel fango e io sono arrivata prima di lei e la guida lo ha sottolineato ” You old, but stronger! She young, no strong” per poco le piglia un colpo. I bagni privati delle stanze dei nostri alberghi erano tutti destinati a lei che però non ne beneficiava, mentre io, che avevo un tranquillo rapporto con le mie budella, ho usato quasi sempre il bagno vicino alla reception, senza aria condizionata e spesso non tanto pulito. La notte io stavo sveglia fino a tardi, immersa nei meravigliosi rumori della giungla dove spesso erano i nostri piccoli resort. Lei aveva paura dei rumori e terrore dei gechi. Una notte mi ha svegliata di soprassalto, perchè le sembrava di aver visto un geco sopra il mio letto (avevamo sempre le zanzariere). Il mio amore buontempone,al telefono, mi consigliava di farle scherzi a base di rettili, così avrei sbloccato la situazione. Ovviamente non l’ho mai fatto. Ogni tanto riuscivo a restare un po’ da sola e mi attaccavo al telefono per sfogarmi con la mia amica del cuore. Anche lei vittima di una vacanza da incubo, ospite di una signora aracnofobica fornita di un compagno dalla birra facile. Io mi facevo portare un cocco fresco e ridevamo delle nostre situazioni, lei in Francia e io in Vietnam. Qualche mattina però mi chiudevo in bagno a piangere, esasperata. E comunque contavo i giorni per il mio ritorno a casa. C’erano anche sprazzi di allegria, ma la situazione era, e rimaneva molto pesante. Alla seconda volta che ho chiesto come andava, mi sono sentita rispondere “Basta, non chiedere! Fai come mia madre!” Da allora, mi sono ben guardata da entrare nei segreti meandri del suo intestino. Poi ho scoperto che questo era un problema che la affliggeva da sempre e che l’unica vacanza esotica l’aveva fatta, stanziale, in un resort di Bali. Dirlo prima no? Quasi ogni mattina la sveglia era alle 6.30, zaino, sacca, lunghi tragitti in macchina. Paese splendido, persone splendide. Finalmente arriviamo a Ho Chi Mihn City, ultima tappa. Nel mezzo c’era stata una mini crociera nella baia di Halong, dove avevo incontrato degli umani normali con cui chiacchierare. Una volta in città lei si fa venire voglia di cappuccino. In Vietnam!!!!! Starbucks sotto l’albergo, il cappuccino costa 8 dollari (una cena lussuosa in un ristorante locale), e io, che non amo il cappuccino nemmeno in Italia, prendo un toast che mi costa 9 dollari. No comment. Dovevo mandarla a quel paese e andarmene in città da sola? Forse sì. La mattina dopo sveglia prestissimo per andare al mercato del pesce. Finchè a lei non vengono i crampi alla pancia e, ovviamente, torniamo in albergo. Sono solo le 9 e mezzo del mattino e abbiamo guida e macchina pagate fino alle 13. La guida ci prova ” Now you two ladies relax in hotel…” e io lo fulmino ” UNA lady, bello mio!!! A me, mi porti in giro fino all’ora pattuita, ok?” Partiamo e io, modello uccellino impazzito scappato dalla gabbia, svolazzo da un mercato a un tempio, da un giardino a una statua…sono LIBERAAAAAAAAAAAA. Le mando un messaggino, forse il parto è avvenuto e lei riposa. Comunico che tornerò tardi, dopo cena. Mi attacco al telefono, chiamo un mio ex studente vietnamita, che una volta mi aveva cucinato una buonissima cena viet a casa, e mi faccio consigliare il miglior ristorante in zona. Dopo aver camminato come una pazza, aver preso un meraviglioso acquazzone, aver fatto tutto quello che non ho potuto fare in due settimane, vado al ristorante. Non ricordo cosa ho mangiato, ma era tutto meraviglioso, un capolavoro il pesce spinato, farcito e ricomposto. Antipasto, pesce, dessert e vino 18 dollari. Ancora mi ricordo, dopo sei anni, la gioia di quella sera. Il giorno dopo, come Dio vuole, partiamo per l’Italia. Lei mi sbeffeggia all’aeroporto perchè ha già fatto check in online ed è in una fila molto più esigua della mia che invece non l’ho fatto, ritenendolo inutile. Notte in aereo, la mattina alle 7 sbarchiamo a Malpensa e aspettiamo i bagagli. Su 600 bagagli imbarcati, ne arrivano 599. Indovinate quale manca???? Sarò cattiva ma penso “Dio c’è”. Per poi sbarrarle gli occhi addosso, quando confessa che nel bagaglio spedito ci sono i suoi due telefonini (due, uno per telefonare e l’altro per fare i video). Mi sfugge “Scusa, ma che manuale del perfetto viaggiatore hai letto tu?” Più una serie di cose importanti che, da che mondo è mondo, vanno nel bagaglio a mano, che abbiamo tutte e due, più lo zainetto. La accompagno a fare la denuncia al lost & found, prendiamo il bus per Milano che sono le 9. Le faccio pat pat sulla spalla “Mannaggia, che sfortuna, vedrai che la ritrovi!” e, per l’ennesima volta, mi si rivolta contro “Insomma, non mi compatire, non lo sopporto!” Io mi giro, la guardo, e dico “Adesso mi hai rotto i coglioni”. Non le ho più parlato da allora. E ripeto: scopate con chi vi pare, ma per viaggiare con una persona, pensateci cento, mille volte! Viaggiare da soli è bellissimo.