Gli occhi golosi e curiosi di Ricky Tognazzi

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Occhi golosi, curiosi… i tuoi sono occhi che hanno visto tanto, con le tue tante passioni. Sei  ancora capace di essere goloso, curioso? Di cosa?
La curiosità è il motore del mondo, io sono molto pigro, ma la mia vita è mossa dalla curiosità e dal senso di colpa, ma il senso del dovere e il senso di colpa senza curiosità sarebbero puro squallore.

I miei occhi sono curiosi per l’estetica che abbraccia il mondo intero, i corpi, i vestiti, i capelli, l’arte; quando ero bambino mio papà mi trascinava continuamente in gallerie d’arte, lui era appassionatissimo di arte moderna e contemporanea, per me erano quadri assurdi e incomprensibili e lui che li guardava e chiedeva ah quanto costa questo Burri? E io che sbuffavo! Ma alla fine mi ha fatto apprezzare questo mondo, se vedo una galleria butto subito un occhio dentro, chiedo notizie; i miei occhi golosi sono perennemente all’erta perché purtroppo sono onnivoro, uniti alla curiosità che, se le trovo, mi fa provare anche le orecchie di ippopotamo, finger food, street food, sui banchetti in Nord Africa e Caraibi, sotto gli occhi inorriditi di mia moglie Simona ho mangiato teste di pollo arrostite su bombole a gas rugginose… il terrore di chiunque, con lo spettro del colera in ognidove; ma a parte una maledizione di Montezuma qualche anno fa, non mi è successo mai nulla di serio!
Io sono curioso di tutto e onnivoro di cucina tradizionale, e ci tengo a dire che prima di entrare in una galleria o in un museo mi informo su quali sono i buoni ristoranti, lo chef stellato ma anche le trattorie a conduzione familiare, quelle dei camionisti, tutta la cucina di ricerca, in Toscana vado pazzo per la ribollita, ricorderò sempre le epiche liti fra Ugo e Mario Monicelli. Quest’ultimo  sosteneva che senza cavolo nero non era la VERA ribollita e mio padre si incazzava perché a lui nell’orto non gli cresceva mai, ogni volta che andava in Toscana tornava a casa con grandi mazzi di cavolo nero. Alle cene fra amici –  unica femmina Iaia Fiastri, animo maschile nonostante la grande bellezza –  lui metteva dei foglietti vicino ad ogni piatto e i commensali, in maniera anonima, dovevano dare il voto. I voti andavano da ottimo a grandissima cagata. Una volta alla ribollita di Ugo toccò l’onta di grandissima cagata. Villaggio sostiene che mio padre abbia portato il foglietto da un grafologo, per risalire all’infame…
Paolo era noto per essere un tremendo ritardatario, sempre. Una sera lui, Vittorio Gassman e la solita banda di amici, sono invitati a cena da mio padre che avverte: guardate, alle nove e mezzo precise si va in tavola. E non aspetto!!!!
Alle dieci e mezzo ancora non si era visto nessuno. Mio padre, incazzatissimo, ha preso Franca e Gianmarco, spento tutte le luci di casa, ha chiuso la porta e se n’è andato in pizzeria! Quando, non so a che ora,  sono arrivati tutti, non hanno trovato nessuno! Con Paolo Ugo ha fatto pace subito, ma Gassman se l’è legata al dito, era molto permaloso.

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