Tokyo, casa di amici. Dopo lā ennesimo tĆØ verde devo andare in bagno. Il tĆØ verde ĆØ buonissimo ma ha poteri diuretici che farebbero arrossire un cammello.
La tazza del water ĆØ tiepidaā¦strana sensazione; tutto sommato piacevole visto e considerato che siamo a dicembre e la casa ĆØ ghiacciata (non ci sono caloriferi in Giappone, almeno cosƬ mi viene detto).
Liberati i due litri di tĆØ cerco lo sciacquoneā¦ma non ĆØ facile come dirlo! Scopro infatti che ci sono tanti tasti, ognuno con un ideogramma scritto sopra. Io il giapponese lāho studiato un po’ ma ho un livello di istruzione pari a quello di un bambino delle elementari. Mi sembra di riconoscerne un paio: āpiccoloā e āgrandeā. Per associazione di idee schiaccio il tasto āpiccoloā eā¦sorpresa delle sorprese, parte un getto di acqua calda sulle mie parti intime! Aiuto!
Bruciacchiata e imbarazzata cerco, con nonchalance, rinforzi per far sparire il surrogato di ātĆØā rimasto nel wc.
In qualche maniera riesco a spiegare la situazione (il mimo dellāustionata ai genitali mi viene particolarmente bene) e i miei amici partono ad illustrarmi le proprietĆ di Christine (ormai avevo ribattezzato cosƬ quel water infernale!): un tasto per scaldare lā asse, un altro per il getto dā acqua davanti, un terzo per il getto dā acqua dietro, un quarto per tirare lo sciacquone e lāultimo per regolare la temperatura dellā acqua.
Avevo una possibilitĆ su cinqueā¦