Ci si saluta cosƬ, con educazione.
Ci si saluta e poi si va via, voltandosi di spalle.
PerchĆ© quando ci si saluta il coraggio degli occhi, improvvisamente, non lo si ha piĆ¹.
Ci si saluta cosƬ, e a volte puĆ² essere che poi si resti tristi per sempre.
– Ciao Mela.
– Ciao Heathcliff.
– E ora che farai?
– Ora svenderĆ² tutti i nostri ricordi.
– Cosa vuol dire?
– Vuol dire che andrĆ² a dire in giro tutto quello che siamo stati. E a mano a mano che lo dirĆ², a mano a mano che parlerĆ² di Via Nino Bixio e Via Carlo Alberto, dei motel, e racconterĆ² del sesso in piscina e nei bagni dei Musei, quando tutto questo non sarĆ solo piĆ¹ mio e tuo ma sarĆ di tutti, allora non sarĆ piĆ¹ nĆ© mio nĆ© tuo.
– PerchĆ© vuoi farlo? In fondo conta quello che siamo stati. E quello che siamo stati esiste. EsisterĆ sempre.
– Quello che siamo stati non esiste piĆ¹. E il ricordo ĆØ roba buona per fare spezzatino.
– E il tuo spezzatino ĆØ la scrittura, Mela?
– Io vivo soltanto per scrivere. Altrimenti correrei al mattino e mi occuperei di politica. Farei buon viso a cattivo gioco.
– Ma non sono cose fatte per te queste.
– Non ĆØ vero. Ć solo perchĆ© ho sempre fatto in modo che quello facevo e che dicevo fossi davvero io. Non ĆØ cosƬ per tutti. Non ĆØ cosƬ per te.
– PerchĆ© pretendi sempre di sapere cosa ĆØ per me?
– PerchĆ© tu sei me, Heatcliff, tu sei me.
– E io sono te, Mela?
– Tu non sei piĆ¹ niente.
– Melaā¦non puoi essere cosƬ crudele con il passato. Lo so, lo so, lo so. Il passato serve per lo spezzatino, ma tu non ami lo spezzatino.
– Hai ragione. PerĆ² lo cucino molto bene, sai? Ed ĆØ strano, perchĆ© ĆØ vero, a me non piace, perĆ² lo cucino molto bene. E di solito si cucina bene quello che si ama, no?
– Mela, ci sono chef che non mangiano.
– E ti fideresti tu di uno chef che non mangia?
– Non lo so. Io non mi fido piĆ¹ quasi di nessuno. No. Non mi fido piĆ¹ di nessuno.
– E bene che fai. Quando si smette di fidarsi di se stessi ĆØ giusto che non ci si fidi piĆ¹ di nessun altro.
– Io non ho smesso di fidarmi di me stesso.
– Ć vero, ĆØ vero. Tu hai smesso semplicemente di vivere, Heatcliff.
– Ma tu quanto puoi essere presuntuosa a pensare che si viva solo come e dove e se lo dici tu? Sempre solo nella tua ombra, Mela.
– Quanto posso essere onesta. Hai ragione.
– Non sei un burattinaio.
– E tu perĆ² sei un burattino. Forse non sono io il tuo burattinaio. Ma di sicuro tu sei un burattino. Forse i tuoi fili sono mossi dal conformismo, dal buon senso comune, dallāidea della serenitĆ .
– Hai ragione a odiarmi. Me lo merito. Lo capisco. In fondo sono io che ti sto lasciando.
– No, no. Non hai capito niente, Heathcliff. Non si tratta di odio. Lāodio non mi appartiene. Lāodio ĆØ un sentimento che non conosco. Lo fingo, a volte, per sembrare forte.
– E se non ĆØ odio che cosāĆØ questo?
– Ć che proprio non mi interessa. Ć molto peggio. Se mai ĆØ indifferenza.
– Ti sono indifferente?
– Tu non mi sei niente. Spezzatino.
– PerĆ² non ĆØ giusto, sai, Mela. Ć come dire che allora davvero non ĆØ servito.
– Non ĆØ servito cosa?
– Non ĆØ servito lāamore, Mela! Che non sia bastato lo posso accettare. Ma che non sia servito? No.
– Cosa cambia? Se lāamore non basta, non serve.
– Ci stiamo avvitando? Mela?
– Mi sarei avvitata con te tutta la vita.
– Lo so, lo so. Io questo lo so.
– E allora basta. Tu sai e io so e noi tutti sappiamo. Ora semplicemente dobbiamo sparire. Io farĆ² di noi letteratura. E guarda che la maggior parte delle persone si lascia e ha molto molto meno della letteratura.
– Hai ragione Mela.
– Ho sempre ragione, Heahcliff.
– E ce lāavrĆ² fino alla fine, lo sai?
– Ce lāavrai fino alla fine.
– E a cosa sarĆ servito?
– Non lo so, Mela. Non so neanche questo.
– Non sarĆ servito a niente. PerchĆ© tutta questa ragione ci avrĆ comunque reso infelici.
– Una nota di ottimismo, noi, mai?
– SerenitĆ , ottimismo. Te lo ricordi, Heathcliff, cosa ti dissi? Ti dissi che ti ho amato quando ho visto in te la mia stessa disperazione. E ora che io davanti a me vedo un uomo che ha rinunciato alla lotta, un uomo lobotomizzato che ripete meccanicamente āsono serenoā, ora che sei cosƬ ridicolo nella tua convinzione che lontano da me tu potrai stare tranquillo, che vuoi riavere la tua casa con due bagni e le lenzuola di flanella dāinverno, la cucina verde salvia con le tazzine intonate, quella casa progettata dall’interiore designer e la donna che dentro ci vive, il tuo angelo del focolare disposto a riprenderti dopo anni di bugie perchĆ© quella era la vita che si era disegnata e tu che cucini le mele caramellate per la festa di Halloween degli amici sei parte del disegno che non puĆ² andare perduto, e allora ti riprende in casa, e ti ridĆ anima e corpoā¦e a me quella donna che conosce meno di mezzo te, dopo 20 anni, fa una pena, Heathcliff. E se tu sapessi amare sapresti che merita di meglio. E non sarĆ qualche week end in bicicletta a salvarvi. O scopare un poā di piĆ¹. E lo sai. Eppure tu credi che tutto questo ti renderĆ āserenoā. E allora accomodati. PerchĆ© a essere sereni bastano due castagne in padella e un plaid sul divano. Essere felici ĆØ altra cosa.
– Mio Dio, Mela. Ma la vita esiste sempre e solo nei termini in cui la disegni tu?
– SƬ. E ora che tu hai accettato di perdere me, ora che io non vedo piĆ¹ quella disperazione, quella fameā¦io non vedo piĆ¹ te. E sono pronta a non amarti piĆ¹.
– Ć piĆ¹ complicato di cosƬ, Mela, lo sai.
– Non cāĆØ niente di complicato. Tu sei solo un uomo che finge di essere altro da sĆ©. E se ne pentirĆ . E si farĆ del male. E farĆ del male a tutti quelli che ama, che dice di amare. PerchĆ© tu, Heathcliffā¦non ami nessuno. Non hai amato nessuno mai. Tu sei solo uno che ama stare a galla. E quando affoga si aggrappa a costo di affogare gli altri. Gli basta avere il naso fuori. Ma nuotare, Heathcliffā¦ĆØ unāaltra cosa. Buttarsi nelle onde e farsi onda non ha niente a che fare con i tuoi 5 locali in centro che sono giĆ stati un buon affare e si stanno rivalutandoā¦i miei complimenti. Ma che cosa potevo pretendere, in fondo, da un ingegnere?
– Un mezzo ingegnere.
– Ma lo sai, Heathcliff? Ć proprio vero. PerchĆ© anche io, come lei, ho preteso di amare mezzo te. Solo che io lo so. Era il mezzo vero. Era il mezzo che ti chiederĆ il conto. E sarĆ un conto salato.
– E forse hai ragione, Mela. Io non so cosa dire. So che ci devo provare. Devo provare a salvarmi. Devo dare una chance al mio matrimonio e questo non nega cosa siamo stati noi.
– Due stupidi amanti a cui scopare piace sopra ogni altra cosa.
– Molto di piĆ¹, Mela. Lo sai.
– Stai zitto. Sparisci. Lasciami il mio spezzatino, che devo farne arte.
– Ciao Mela.
– Ciao Heathcliff. Cerca di sopravvivere.
– Anche tu, Mela.
– No, noā¦Heathcliff. Io non sopravvivo. Io vivo. Lo sai. Ć questo soltanto a renderci diversi.
– Lo so. Non mi sono mai preoccupato per te.
– Oh, questo lo so bene, me ne sono accorta.
– Ma noā¦intendo che non mi sono mai preoccupato per te perchĆ© tu sei vita e la vita scorre da sola.
– GiĆ . Passa una buona giornata, Heathcliff. E in qualche modo abbi cura di te.
– Anche tu, Mela. Eā¦non bere troppo.
– E allora tu non andare veloce in moto.
– E allora tu continua a sorridere.
– E allora tuā¦vaffanculo. PerĆ² quello sarebbe meglio insieme.
– Stupida.
Ci si saluta cosƬ, con educazione.
Ci si saluta e poi si va via, voltandosi di spalle.
PerchĆ© quando ci si saluta il coraggio degli occhi, improvvisamente, non lo si ha piĆ¹.
Ci si saluta cosƬ, e a volte puĆ² essere che poi si resti tristi per sempre.