Copione per un arrivederci

0
627

Ci si saluta cosƬ, con educazione.
Ci si saluta e poi si va via, voltandosi di spalle.
PerchĆ© quando ci si saluta il coraggio degli occhi, improvvisamente, non lo si ha piĆ¹.
Ci si saluta cosƬ, e a volte puĆ² essere che poi si resti tristi per sempre.
– Ciao Mela.
– Ciao Heathcliff.
– E ora che farai?
– Ora svenderĆ² tutti i nostri ricordi.
– Cosa vuol dire?
– Vuol dire che andrĆ² a dire in giro tutto quello che siamo stati. E a mano a mano che lo dirĆ², a mano a mano che parlerĆ² di Via Nino Bixio e Via Carlo Alberto, dei motel, e racconterĆ² del sesso in piscina e nei bagni dei Musei, quando tutto questo non sarĆ  solo piĆ¹ mio e tuo ma sarĆ  di tutti, allora non sarĆ  piĆ¹ nĆ© mio nĆ© tuo.
– PerchĆ© vuoi farlo? In fondo conta quello che siamo stati. E quello che siamo stati esiste. EsisterĆ  sempre.
– Quello che siamo stati non esiste piĆ¹. E il ricordo ĆØ roba buona per fare spezzatino.
– E il tuo spezzatino ĆØ la scrittura, Mela?
– Io vivo soltanto per scrivere. Altrimenti correrei al mattino e mi occuperei di politica. Farei buon viso a cattivo gioco.
– Ma non sono cose fatte per te queste.
– Non ĆØ vero. ƈ solo perchĆ© ho sempre fatto in modo che quello facevo e che dicevo fossi davvero io. Non ĆØ cosƬ per tutti. Non ĆØ cosƬ per te.
– PerchĆ© pretendi sempre di sapere cosa ĆØ per me?
– PerchĆ© tu sei me, Heatcliff, tu sei me.
– E io sono te, Mela?
– Tu non sei piĆ¹ niente.
– Melaā€¦non puoi essere cosƬ crudele con il passato. Lo so, lo so, lo so. Il passato serve per lo spezzatino, ma tu non ami lo spezzatino.
– Hai ragione. PerĆ² lo cucino molto bene, sai? Ed ĆØ strano, perchĆ© ĆØ vero, a me non piace, perĆ² lo cucino molto bene. E di solito si cucina bene quello che si ama, no?
– Mela, ci sono chef che non mangiano.
– E ti fideresti tu di uno chef che non mangia?
– Non lo so. Io non mi fido piĆ¹ quasi di nessuno. No. Non mi fido piĆ¹ di nessuno.
– E bene che fai. Quando si smette di fidarsi di se stessi ĆØ giusto che non ci si fidi piĆ¹ di nessun altro.
– Io non ho smesso di fidarmi di me stesso.
– ƈ vero, ĆØ vero. Tu hai smesso semplicemente di vivere, Heatcliff.
– Ma tu quanto puoi essere presuntuosa a pensare che si viva solo come e dove e se lo dici tu? Sempre solo nella tua ombra, Mela.
– Quanto posso essere onesta. Hai ragione.
– Non sei un burattinaio.
– E tu perĆ² sei un burattino. Forse non sono io il tuo burattinaio. Ma di sicuro tu sei un burattino. Forse i tuoi fili sono mossi dal conformismo, dal buon senso comune, dallā€™idea della serenitĆ .
– Hai ragione a odiarmi. Me lo merito. Lo capisco. In fondo sono io che ti sto lasciando.
– No, no. Non hai capito niente, Heathcliff. Non si tratta di odio. Lā€™odio non mi appartiene. Lā€™odio ĆØ un sentimento che non conosco. Lo fingo, a volte, per sembrare forte.
– E se non ĆØ odio che cosā€™ĆØ questo?
– ƈ che proprio non mi interessa. ƈ molto peggio. Se mai ĆØ indifferenza.
– Ti sono indifferente?
– Tu non mi sei niente. Spezzatino.
– PerĆ² non ĆØ giusto, sai, Mela. ƈ come dire che allora davvero non ĆØ servito.
– Non ĆØ servito cosa?
– Non ĆØ servito lā€™amore, Mela! Che non sia bastato lo posso accettare. Ma che non sia servito? No.
– Cosa cambia? Se lā€™amore non basta, non serve.
– Ci stiamo avvitando? Mela?
– Mi sarei avvitata con te tutta la vita.
– Lo so, lo so. Io questo lo so.
– E allora basta. Tu sai e io so e noi tutti sappiamo. Ora semplicemente dobbiamo sparire. Io farĆ² di noi letteratura. E guarda che la maggior parte delle persone si lascia e ha molto molto meno della letteratura.
– Hai ragione Mela.
– Ho sempre ragione, Heahcliff.
– E ce lā€™avrĆ² fino alla fine, lo sai?
– Ce lā€™avrai fino alla fine.
– E a cosa sarĆ  servito?
– Non lo so, Mela. Non so neanche questo.
– Non sarĆ  servito a niente. PerchĆ© tutta questa ragione ci avrĆ  comunque reso infelici.
– Una nota di ottimismo, noi, mai?
– SerenitĆ , ottimismo. Te lo ricordi, Heathcliff, cosa ti dissi? Ti dissi che ti ho amato quando ho visto in te la mia stessa disperazione. E ora che io davanti a me vedo un uomo che ha rinunciato alla lotta, un uomo lobotomizzato che ripete meccanicamente ā€œsono serenoā€, ora che sei cosƬ ridicolo nella tua convinzione che lontano da me tu potrai stare tranquillo, che vuoi riavere la tua casa con due bagni e le lenzuola di flanella dā€™inverno, la cucina verde salvia con le tazzine intonate, quella casa progettata dall’interiore designer e la donna che dentro ci vive, il tuo angelo del focolare disposto a riprenderti dopo anni di bugie perchĆ© quella era la vita che si era disegnata e tu che cucini le mele caramellate per la festa di Halloween degli amici sei parte del disegno che non puĆ² andare perduto, e allora ti riprende in casa, e ti ridĆ  anima e corpoā€¦e a me quella donna che conosce meno di mezzo te, dopo 20 anni, fa una pena, Heathcliff. E se tu sapessi amare sapresti che merita di meglio. E non sarĆ  qualche week end in bicicletta a salvarvi. O scopare un poā€™ di piĆ¹. E lo sai. Eppure tu credi che tutto questo ti renderĆ  ā€œserenoā€. E allora accomodati. PerchĆ© a essere sereni bastano due castagne in padella e un plaid sul divano. Essere felici ĆØ altra cosa.
– Mio Dio, Mela. Ma la vita esiste sempre e solo nei termini in cui la disegni tu?
– SƬ. E ora che tu hai accettato di perdere me, ora che io non vedo piĆ¹ quella disperazione, quella fameā€¦io non vedo piĆ¹ te. E sono pronta a non amarti piĆ¹.
– ƈ piĆ¹ complicato di cosƬ, Mela, lo sai.
– Non cā€™ĆØ niente di complicato. Tu sei solo un uomo che finge di essere altro da sĆ©. E se ne pentirĆ . E si farĆ  del male. E farĆ  del male a tutti quelli che ama, che dice di amare. PerchĆ© tu, Heathcliffā€¦non ami nessuno. Non hai amato nessuno mai. Tu sei solo uno che ama stare a galla. E quando affoga si aggrappa a costo di affogare gli altri. Gli basta avere il naso fuori. Ma nuotare, Heathcliffā€¦ĆØ unā€™altra cosa. Buttarsi nelle onde e farsi onda non ha niente a che fare con i tuoi 5 locali in centro che sono giĆ  stati un buon affare e si stanno rivalutandoā€¦i miei complimenti. Ma che cosa potevo pretendere, in fondo, da un ingegnere?
– Un mezzo ingegnere.
– Ma lo sai, Heathcliff? ƈ proprio vero. PerchĆ© anche io, come lei, ho preteso di amare mezzo te. Solo che io lo so. Era il mezzo vero. Era il mezzo che ti chiederĆ  il conto. E sarĆ  un conto salato.
– E forse hai ragione, Mela. Io non so cosa dire. So che ci devo provare. Devo provare a salvarmi. Devo dare una chance al mio matrimonio e questo non nega cosa siamo stati noi.
– Due stupidi amanti a cui scopare piace sopra ogni altra cosa.
– Molto di piĆ¹, Mela. Lo sai.
– Stai zitto. Sparisci. Lasciami il mio spezzatino, che devo farne arte.
– Ciao Mela.
– Ciao Heathcliff. Cerca di sopravvivere.
– Anche tu, Mela.
– No, noā€¦Heathcliff. Io non sopravvivo. Io vivo. Lo sai. ƈ questo soltanto a renderci diversi.
– Lo so. Non mi sono mai preoccupato per te.
– Oh, questo lo so bene, me ne sono accorta.
– Ma noā€¦intendo che non mi sono mai preoccupato per te perchĆ© tu sei vita e la vita scorre da sola.
– GiĆ . Passa una buona giornata, Heathcliff. E in qualche modo abbi cura di te.
– Anche tu, Mela. Eā€¦non bere troppo.
– E allora tu non andare veloce in moto.
– E allora tu continua a sorridere.
– E allora tuā€¦vaffanculo. PerĆ² quello sarebbe meglio insieme.
– Stupida.
Ci si saluta cosƬ, con educazione.
Ci si saluta e poi si va via, voltandosi di spalle.
PerchĆ© quando ci si saluta il coraggio degli occhi, improvvisamente, non lo si ha piĆ¹.
Ci si saluta cosƬ, e a volte puĆ² essere che poi si resti tristi per sempre.